Creare la vita: lavorare con le piante come terapia per l’anima

La qualità femminile del tempo: il tempo circolare

Ci sono virtù che possono essere apprese o scoperte: una di esse è la pazienza, di cui ero tendenzialmente o apparentemente priva. L’impazienza mi tormentava: Cronos mi tormentava – lo scorrere del tempo, il tempo lineare, il finire delle cose, il passare inesorabile.

E così correvo veloce e rincorrevo il Tempo voracemente, a grandi falcate, ma Esso sempre mi precedeva e, vincendomi, scorreva ancora più inesorabilmente.

È solo quando ho iniziato a prendermi cura delle piante che improvvisamente Cronos ha smesso di tormentarmi e, da nemico, è divenuto amico. Posso dire, oggi, di aver fatto esperienza di un altro tempo, che non è più e non solo una linea dritta, retta e aspra, ma piuttosto una morbidissima curva, rotonda e accogliente, che si allontana da me e ritorna, e quando torna è la stessa, ma allo stesso tempo è diversa. È la forma della spirale, il movimento organico della vita. Il passare non è più solo un finire o un progredire ma è mutamento vitale, è trasformazione.

Ecco, direi che questo è il lato femminile del Tempo, che ho appreso dalle piante e con le piante, e così ho fatto pace con Cronos, mi sono ricongiunta al tempo circolare – quello che passa e ritorna – come le stagioni, la pioggia e il sole, la notte e il giorno, l’umido e l’asciutto, il caldo e il freddo.

Le piante mi hanno riconciliata a quella parte spirituale dell’anima che proviene dall’Oriente. Non parlo dell’Oriente come entità culturale e geopolitica. Parlo di Oriente – e di Occidente – riferendomi a ciò che essi hanno dato al cammino dell’umanità sulla Terra, in termini esistenziali. Anche Oriente e Occidente, come alba e tramonto, sono due polarità, e io non potrei mai negare l’importanza di una a discapito dell’altra. Ciò che è emerso storicamente da ciascuna di esse è complementare ed essenziale, come il tutto e la parte. Se l’uno (l’Oriente) ha dato il sentimento e l’immagine del tutto – di una unità più grande che ci ricomprende – è solo grazie all’individuazione, alla determinazione e alla distinzione dell’Occidente che ciascuna parte diventa una pars vitalis del e nel tutto. Abbiamo bisogno di entrambe, così come abbiamo bisogno del sole che sorge e di quello che tramonta.

La bellezza come fondamento pedagogico dell’umanità

Io appartengo al cuore del Mare Mediterraneo; sono nata e cresciuta sulla costa frastagliata del basso Tirreno calabro, dove il sole tramonta letteralmente sul mare. Dalle terrazze del promontorio su cui sorge la mia splendida città, mi trovo a guardare tre vulcani attivi al contempo: Stromboli, Vulcano ed Etna. Il sole che tramonta sul mare con accanto le isole è ormai divenuto un paesaggio interiore a cui non potrei mai rinunciare: mi dà gioia, forza e coraggio, mi tempra e mi rasserena. Non sarei potuta nascere in un posto più bello al mondo! La bellezza della natura abbonda nel Mediterraneo. Possiamo stare all’aperto tutto l’anno e coltivare all’aria aperta. Questa è vera ricchezza: aria pulita, profumi, cibo gustoso, mitezza del clima, paesaggi incantevoli. Ho viaggiato abbastanza, a diciannove anni sono andata dall’altra parte del mondo, ma non vi è altro luogo in cui vorrei vivere all’infuori del posto in cui sono nata.

La bellezza è il primo seme da piantare nel giardino dell’anima umana ed esso germoglia e fruttifica nutrito dall’amore. La bellezza non è utile, è essenziale! Quando trasmetto agli altri le mie conoscenze su come prendersi cura delle piante, so che sto contribuendo a diffondere il verbo della bellezza e a spargerne i semi nella realtà che mi circonda. La bellezza ha un potere enorme sull’animo umano, e la sua capacità di elevarci è immensa. Ci conduce al desiderio di emulazione. Ogni giardino, balcone, terrazzo o lembo di terra rigoglioso e fiorito dona a chi lo abita sensazioni di serenità interiore e di gioia. E chi lo guarda sarà portato a ricercare e a ripetere quella sensazione ineffabile.

Prenderci cura anche solo di un piccolo orto- giardino è preghiera, meditazione, farmaco per l’anima, perché ci coinvolge nella nostra interezza: corpo, cuore e mente. L’esercizio fisico che si compie è un canale aperto attraverso cui fluiscono tensioni e negatività, è una fatica liberatoria e soddisfacente. Le piante innescano un processo di trasformazione interiore lento, ma costante e inarrestabile.

La libertà e la pace

Come dicevo, le piante mi hanno insegnato che l’ansia del tempo è un’illusione, e mi hanno anche insegnato a coltivare la pace interiore. Infatti, non ero solo impaziente, ero anche irrequieta e irascibile.


Al mattino, quando arrivo in vivaio, preparo il caffè e inizio la giornata passeggiando. Mi sento padrona del mio tempo e del mio spazio. Servo la vita, non un apparato. È la vita delle piante e il tempo della natura a suggerirmi cosa fare o non fare. E così provo una sensazione di ebbrezza e di libertà. E intanto respiro l’aria del mattino, nuova ogni giorno, profumata rose, di muschio, di rugiada o di erba tagliata.

Guardo le piante e le fioriture, i germogli che prendono vita. Una delle emozioni più belle è la germinazione. Ho iniziato a riprodurre le piante da talea, poi anche da seme. Raccolgo i semi dai fiori e li custodisco e, quando credo che sia giunto il momento, li spargo nei vasetti, li ricopro di terra e li annaffio. Una mattina, all’improvviso, ecco che la tenera piantina fa capolino, esile e forte al contempo, si alza da quel velo orizzontale verso l’alto e, improvvisamente, semplicemente è, esiste.

Ecco, credo che il potere del femminile sia questo: creare la vita. Non c’è dubbio che ciò ci avvicini incredibilmente al divino e al mistero stesso della nostra vita sulla Terra, della vita della Terra, e di tutti noi su questo mondo.


Se ho usato i termini “spirituale”, “divino” è perché voglio parlare a tutti noi: indipendentemente da dove siamo cresciuti e a quale cultura apparteniamo, come esseri umani ci interroghiamo sul destino dell’umanità, sui grandi temi etici del bene e del male, e abbiamo una vita interiore, non solo materiale, istintiva o meccanicistica. E tuttavia, mai e poi mai vorrei che le molteplici e straordinarie differenze culturali e religiose tra i popoli venissero sostituite e ricomprese nel credo unico di una pseudo teoria universale. Tenere l’unità nel massimo della differenza: è proprio questa la sfida. La vinceremo soltanto se saremo capaci di pensare la contraddizione, che è l’essenza della vita stessa.

Gli ideali – come la bellezza, la giustizia, la pace e la felicità – sono fondamentali nella vita degli esseri umani e guidano le nostre scelte profonde perché attraverso di essi l’anima individuale e quella universale si sintonizzano e operano di concerto.

L’opera a cui mi sto dedicando, quella che mi impegnerà fino alla fine dei miei giorni, è la creazione di un giardino che possa essere un rifugio dai rumori del mondo, scrigno di bellezza e di meraviglie da trasmettere e consegnare prima di tutto alle mie figlie.

Quando chiuderò gli occhi per lasciare il mondo vorrei poter dire a me stessa, ripetendo care parole:

Bella la vita fatta di opere compiute.

Monteleone di Puglia, 30 maggio 2024

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